Ogni tanto succede di fare sogni ad occhi aperti mentre si sta svolgendo un compito mentale impegnativo ed in molti finiscono con il rimproverarsi per “aver consentito alla propria mente” di vagare. Questo però non è qualcosa di negativo, secondo quanto ha mostrato uno studio pubblicato su NeuroImage (R. Nathan Spreng , W. Dale Stevens , Jon P. Chamberlain , Adrian W. Gilmore, e Daniel L. Schacter. Default network activity, coupled with the frontoparietal control network, supports goal-directed cognition. NeuroImage Vol. 53, 1, 15 Ottobre 2010, Pag. 303–317) e condotto dai ricercatori della Cornell University di Ithaca, New York.
Essi spiegano che sinora si pensava che al fine di risolvere un complesso compito mentale dovesse attivarsi il sistema di controllo esecutivo per il problemi solving “esterno” e contemporaneamente dovesse decrescere l’attività del sistema legato al “pensiero interno”, al fine di ridurre il “rumore (disturbo) di fondo”.
L’opinione prevalente è che l’attivazione di regioni del cervello denominata “default network” possa compromettere le prestazioni in compiti in cui è necessaria una elevata attenzione, poiché questo circuito cerebrale è associato a comportamenti come “il sognare a occhi aperti”, spiega il neuroscienziato Nathan Spreng. “Il nostro studio è il primo a dimostrare che, al contrario, coinvolgere la rete di default può anche migliorare le prestazioni”, aggiunge.
Spreng spiega che sebbene studi di neuroimaging precedenti avessero dimostrato che l’attivazione della rete di default può ostacolare compiti mentali complessi, tuttavia non si è tenuto conto del fatto che nella maggior parte di questi studi, le azioni mentali connesse alla default network erano apertamente in conflitto con gli obiettivi degli esperimenti.
Ad esempio pensare alle attività dello scorso fine settimana mentre si prendono appunti in classe: in questa situazione, la capacità di continuare e prendere appunti in modo efficace sarebbe ridotta.
Per verificare come reti neurali rivolte all’esterno e reti neurali rivolte all’interno interagiscano per favorire pensiero complesso, Spreng e colleghi hanno seguito un nuovo approccio in base al quale attività come il ricordare può favorire, piuttosto che ostacolare, il raggiungimento degli obiettivi di un compito sperimentale.
Per il loro studio, i ricercatori hanno mostrato a 36 giovani adulti una sequenza di volti, noti e non noti, ed hanno chiesto loro di determinare se il volto presentato di volta in volta corrispondesse a quello presentato due facce prima. Contemporaneamente i ricercatori hanno scansionato il loro cervello con la risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Questo compito ha valutato se l’utilizzo di memoria a lungo termine (che porterebbe al riconoscimento dei volti di personaggi famosi) – che utilizza la default network – supporta o ostacola le prestazioni della memoria a breve termine – che utilizza regioni preposte al controllo esecutivo del compito.
I risultati hanno mostrato che i partecipanti allo studio sono stati più veloci e più precisi quando abbinavano volti noti rispetto a quando dovevano individuare una corrispondenza tra volti anonimi, suggerendo che le migliori prestazioni della memoria a breve termine sono legata ad una maggiore attività anche nella rete di default.
Commentando i risultati, Spreng dice: “Al di fuori del laboratorio, perseguire obiettivi comporta sempre l’elaborazione di informazioni cariche di significato soggettivo come esperienze passate, motivazioni, progetti per il futuro, ed il contesto sociale all’interno. Il nostro studio suggerisce che il sistema di controllo esecutivo e la default network interagiscono dinamicamente per favorire un dialogo continuo tra il perseguimento di obiettivi esterni e significato personale.”
Anche se il loro studio è stato effettuato su un piccolo campione, Spreng e i suo colleghi affermano che la loro ricerca mostra come l’attività nelle regioni cerebrali legate alla default network supportino le prestazioni in compiti orientati al risultato quando il risultato stesso non è in conflitto con l’attività della rete di default. In altre parole il pensiero “libero” può contribuire a rafforzare le attività mentali complesse.
Fonte originale: http://www.medicalnewstoday.com/articles/284393.php
In effetti la psicoterapia psicoanalitica cerca di evidenziare l’attività della “default network” proprio incoraggiando la libera associazione, le fantasie, i sogni ad occhi aperti e riducendo l’influenza di condizionamenti esterni: in altri termini si cerca di esplicitare il conflitto (ed i modi in cui questo diviene visibile) tra obiettivi consci e funzionamento inconscio, tra interno ed esterno. Lo stesso utilizzo del lettino in talune situazioni tende a supportare ulteriormente gli stimoli “interni” ed a ridurre quelli “esterni”. Allo stesso modo la attenzione liberamente fluttuante dello psicoanalista è uno stato mentale particolare in cui viene favorito l’emergere di sensazioni “interne” contemporaneamente a quanto viene ascoltato in seduta.