In un articolo (di seguito ripreso e liberamente adattato da: http://www.psychologytoday.com/blog/headshrinkers-guide-the-galaxy/201401/what-is-psychoanalysis ) la psicoanalista Jennifer Kunst spiega cosa sia la psicoanalisi oggi e come funzioni.

Spesso quando la gente pensa alla psicoanalisi immagina Freud che fuma il sigaro e riflettendo si tocca la barba bianca. Purtroppo tale immagine fa pensare a qualcosa che appartiene al passato, alla Vienna vittoriana. È utile allora provare a fornire immagini e informazioni aggiornate su cosa sia realmente la psicoanalisi: un ben preciso trattamento psicologico utile ad aiutare la gente ad affrontare problemi psichici reali.

La psicoanalisi nasce proprio come trattamento per i pazienti che non hanno risposto ad altri metodi medici e psicologici disponibili all’epoca di Freud, tra la fine dell’ottocento ed i primi del novecento. Freud è il volto della psicoanalisi per aver scoperto in che modo molti problemi psicologici affondino le loro radici al di sotto della superficie della vita cosciente. Da allora gli psicoanalisti hanno approfondito sempre di più e meglio come alcuni fattori inconsci influenzino notevolmente, nel bene e nel male, la vita delle persone. Quando queste forze inconsce diventano fonte di problemi psicologici significativi e duraturi, i metodi terapeutici che si basano sui consigli, sul ragionamento o sulla modificazione del comportamento possono non risultare molto efficaci. In tali casi, è necessario un metodo che possa adeguatamente raggiungere ed operare sulle radici inconsce.

Il metodo psicoanalitico prevede l’incontro con uno psicoanalista, un professionista della salute mentale adeguatamente formato nel lavoro con le persone mediante il metodo psicoanalitico; il training psicoanalitico comporta una particolare specializzazione, dopo la laurea, che dura non meno di 4 anni e sovente arriva a concludersi non prima di 6 o 8 anni. I pazienti frequentano delle sedute di 45 minuti da 3 a 5 giorni alla settimana. La frequenza delle sedute aiuta ad andare più in profondità ed a mantenere l’intensità affettiva che accompagna il  lavoro. Quando ci si incontra quasi tutti i giorni della settimana, si è in grado di comprendere meglio ciò che accade nella vita al di fuori della stanza d’analisi; di conseguenza c’è più tempo per andare “dentro”, riflettere, esplorare. Inoltre, la maggiore frequenza aiuta perché mantiene costante l’intensità affettiva che il lavoro su di sé comporta senza che questo lavoro risulti eccessivamente ansiogeno: alcune riflessioni fatte possono risultare dolorose e, in presenza di incontri frequenti, gli affetti hanno meno tempo per “nascondersi”. In altri termini i collegamenti tra l’inconscio ed il conscio della mente possono essere mantenuti più vividi, sia nella mente dello psicoanalista che nella mente del paziente.

Nel metodo psicoanalitico, i pazienti sono incoraggiati a parlare liberamente di ciò che viene loro in mente, a seguire i loro pensieri e sentimenti indipendentemente dal fatto che talvolta possano sembrare futili o imbarazzanti. Questo permette alle modalità inconsce di funzionamento della mente di rivelarsi e di poter essere intercettate dalla coppia analista-paziente. Normalmente tale modalità comunicativa può essere ulteriormente facilitata se il paziente resta sdraiato sul divano con il terapeuta al di fuori del suo campo visivo. Se l’idea di stare sul divano dello psicoanalista può sembrare inizialmente antiquata o anche un cliché fuori moda, in realtà nella maggior parte dei casi – che vanno valutati dallo psicoanalista – permette un migliore lavoro per il paziente.

Con il ripetersi degli incontri, il paziente gradualmente rivela allo psicoanalista non solo ciò che è in primo piano nella sua mente, a livello conscio, ma anche il modo in cui la sua mente organizza e gestisce i suoi pensieri, in modo del tutto inconscio. In questo modo, il paziente inevitabilmente si ritrova a ripetere le sue dinamiche inconsce anche nel rapporto con il terapeuta. Di conseguenza, sia il paziente che lo psicoanalista ottengono un “saggio” reale delle dinamiche inconsce del paziente, le quali muovono le  passioni, intenzioni, percezioni, distorsioni, speranze e timori che influenzano la sua vita. È il fenomeno del transfert.

In risposta a tutto ciò che il paziente fa, lo psicoanalista spende molto più tempo rispetto ad un altro psicoterapeuta per ascoltare e pensare in silenzio. Per lo psicoanalista è necessaria una particolare forma di attenzione nonché tempo per sviluppare una profonda comprensione di ciò che sta accadendo all’interno del paziente, perché sta succedendo, e come egli si muova nella sua vita di oggi. Quando lo psicoanalista ha una certa comprensione di queste dinamiche inconsce, prova a parlarne al paziente in un modo che possa essere comprensibile, mettendo un moto nuove dinamiche e maggiore comprensione di sé.