Una delle funzioni dell’apparato psichico è quella di cogliere le variazioni dello stato emotivo-affettivo interiore (le quali dipendono in larga misura dallo stato fisiologico e somatico) e confrontarle con la situazione presente nell’ambiente In altri termini la psiche opera da interfaccia tra ambiente interno ed ambiente esterno al fine di identificare soluzioni utili ad avvicinarsi ad una situazione di equilibrio psicofisico (omeostasi). Le soluzioni possono essere sostanzialmente di due tipi: azioni (tendenti a modificare l’ambiente esterno) oppure pensieri (tendenti a modificare l’ambiente interno).
In questa ottica le fantasie svolgono una funzione fondamentale, sia che siamo consapevoli del loro operare sia che le ignoriamo. Possiamo distinguere tra:
- fantasie consce o sogni ad occhi aperti che, attraverso una momentanea e controllata perdita dell’esame di realtà, creano una immaginaria situazione di appagamento di desiderio, che si sa non essere reale;
- fantasie preconsce o descrittivamente inconsce (sogni ad occhi aperti non coscienti);
- fantasia inconsce: fantasie preconsce rimosse che, una volta rimosse, funzionano come dei semplici “ricordi di gratificazione” senza una corrispondente rappresentazione (Sandler e Nagera, 1963).
In realtà per le fantasie inconsce non si può parlare di una vera e propria rappresentazione di una fantasia di appagamento di desiderio: rappresentano piuttosto il vissuto dell’esperienza gratificante. Al contrario, le fantasie preconsce sono vere e proprie rappresentazioni di “relazioni di appagamento di desiderio” (o ulteriori derivati di fantasie di appagamento di desiderio). Le fantasie preconsce possono, ovviamente, riflettere anche il fallimento di un appagamento di desiderio, nel caso in cui siano dei particolari derivati (difensivamente modificati) della fantasia originaria. Il nesso logico di questo modello è che ciò che è dinamicamente inconscio agisce come la fonte di ciò che è preconscio (o descrittivamente inconscio), il quale si sforza di accedere alla coscienza in modo tale da raggiungere un’identità di percezione.
Il processo di creazione e modificazione difensiva delle fantasie descrittivamente inconsce viene visto come una funzione dell’Io (un processo situato nell’Io inconscio) e può essere rappresentato come un continuo movimento di “avanti e indietro” all’interno del sistema preconscio (dotato di profondità), in cui i vari derivati della fantasia inconscia che provano ad accedere alla coscienza vengono puntualmente respinti finché non risultano modificati in maniera tale da poter essere ritenuti “accettabili”.
Ai fini della relazione tra teoria e pratica psicoanalitica, è importante riconoscere che non tutte le fantasie inconsce di appagamento di desiderio possono essere fatte risalire a istinti sessuali o aggressivi: al contrario, alcune di esse possono essere appagamenti di desideri di sicurezza, o appagamenti di desideri di protezione dalle minacce alla propria autostima, ad esempio derivanti da sentimenti di colpa e vergogna o anche dal mondo esterno.
Le fantasie inconsce nell’inconscio presente, con le loro costanti modifiche delle rappresentazioni del Sé e dell’altro, hanno quindi una funzione adattiva: esse permettono di riacquistare continuamente l’equilibrio individuale, un po’ “come un giroscopio stabilizza un oggetto fisico mediante la forza centrifuga e centripeta” (Sandler e Sandler, 1986). Le urgenze perentorie provenienti dall’inconscio passato turbano l’equilibrio psichico e dunque devono essere elaborate nel secondo sistema al fine di poter recuperare l’omeostasi affettiva (cioè regolare gli affetti). Le fantasie inconsce modificate dall’attività difensiva dell’inconscio presente, si riferiscono sempre, grazie a spostamenti, volgimenti nel contrario ed altri meccanismi di difesa, alla situazione del presente e cercano quindi una via al loro appagamento rendendo la realtà compatibile con esse anche per via della esternalizzazione dei ruoli (attualizzazione). Le azioni, pensieri e sentimenti necessari all’attualizzazione, vengono quindi resi “plausibili” attraverso la
razionalizzazione, “un processo mediante il quale facciamo sì che il nostro comportamento, i nostri pensieri e sentimenti, evidentemente irrazionali, sembrino plausibili, almeno a noi stessi” (Sandler, 1976).
Opere citate
Sandler J. (1976) Dreams, unconscious phantasies, and “identity of perception” // International Review of Psycho-Analysis. – 1976. – 3. – p. 33-42.
Sandler J. e Nagera H. (1963) Aspects of the metapsychology of fantasy // The Psychoanalytic Study of the Child. – 1963. – 18. – p. 159-194.
Sandler J. e Sandler A.M. (1986) The gyroscopic function of unconscious fantasy // in: Towards a Comprehensive Model for Schizophrenic Disorders (a cura di: D. B. Feinsilver) – New York : Analytic Press, 1986.