Nel 1936 Anna Freud pubblica L’Io e i meccanismi di difesa, opera che in un certo senso fece passare la psicoanalisi dallo stadio di metodo e teoria clinica a quello di sistema psicologico generale. Anna Freud vi studia il modo nel quale la psiche riesce a superare il conflitto che sorge quando un desiderio non può essere soddisfatto. Infatti una certa caratteristica del desiderio subisce una deformazione in seguito alla quale la sua intensità viene ad essere ridotta, il suo contenuto alterato. Questi meccanismi, definiti col termine difese, agiscono quasi sempre inconsciamente per superare il conflitto tra il desiderio e l’ostacolo che impedisce di soddisfarlo. Può talvolta accadere che questo processo permetta al desiderio di esprimersi attraverso il suo contrario. Così un individuo può cercare di arricchirsi spinto dall’idea, pienamente cosciente, che la ricchezza porti l’indipendenza – idea che non è poi per nulla “strana”. Tuttavia se questa ricerca di ricchezza è anche ispirata dal desiderio appassionato, che richiede sforzi incessanti, di compiacere un padre o una madre insaziabili, quanto più quest’individuo aumenterà la propria ricchezza, tanto più si sentirà – nel suo inconscio – dipendente. Se questo conflitto tra la ricerca dell’indipendenza ed il sentimento di dipendenza assume eccessiva importanza, il soggetto può ritrovarsi ossessionato dal suo desiderio di arricchirsi. Quando una difesa fallisce si manifesta un sintomo ed in questo caso, ad esempio, potrebbe trattarsi di un’ossessione.
Il maggiore contributo de L’Io e i meccanismi di difesa consiste nella ricerca, ingegnosamente condotta da Anna Freud, per sapere ciò che avviene di una difesa quando il conflitto originario viene meno. Per esempio, quando l’individuo raggiunge la maturità, cosa ne è delle difese contro i conflitti dell’adolescenza? Nel corso del turbamento sessuale ed aggressivo dell’adolescente la difesa di quest’ultimo può assumere una forma intellettuale ed esprimersi con una presa di posizione per “l’amore libero” e le ideologie estremistiche così come con una presa di posizione per “la castità” e le ideologie conservatrici. Quando la crisi adolescenziale viene a calmarsi, gli atteggiamenti nati da una violenta disperazione possono portare alla saggezza.
Anna Freud, , sebbene non abbia mai usato questo termine, ha creato il concetto di adattamento (lo sviluppo dell’intelletto, dell’immaginazione, della cognizione, del problem solving). Poco dopo la pubblicazione del suo libro, il termine “adattamento” fu introdotto da Heinz Hartmann, il quale tra il 1940 ed il 1960 pubblicò tutta una serie di articoli dedicati all’origine del linguaggio, al pensiero logico, ai valori morali. Hartmann ritiene che questi sviluppi delle funzioni dell’Io chiariscano il problema generale della sublimazione, cioè della derivazione della pulsione allo stato libero verso un’espressione accettabile dal punto di vista sociale.
Il concetto di adattamento, proposto da Anna Freud, si trova al centro del pensiero anche di un altro psicoanalista di grande rilievo: Erik Erikson. Manifestando sempre una certa libertà di spirito, che turbava gli psicoanalisti “tradizionali”, Erikson fun un artista prima di cominciare la sua formazione psicoanalitica a Vienna. Inoltre egli si occuperò anche di “società” e “meccanismi sociali”. Erikson ha raggiunto un vasto pubblico, anche di non specialisti, grazie ai suoi scritti sull’identità ed è conosciuto per quello che si definisce il suo “schema epigenetico”, che rappresenta un approfondimento ed un ampliamento della teoria di Freud sugli stadi psicosessuali. Freud aveva scoperto che lo sviluppo postnatale del bambino si effettuava attraverso una successione di crisi specifiche, mentre una parte del corpo, e poi un’altra, subiva un impulso di crescita in particolare in termini di maturazione del sistema nervoso corrispondente. Ognuno di questi impulsi di crescita comporta una particolare sfida riguardo al modo in cui la personalità del bambino si svilupperà. Per esempio, lo sviluppo della sua ossatura e dei muscoli, a un certo punto, permette al bambino di tenersi eretto e di cominciare ad allontanarsi dai genitori. In questa fase il bambino stabilisce nuovi rapporti con il suo corpo e con l’ambiente
Erikson ha portato due contributi alla teoria di Freud sullo sviluppo. Egli ha stabilità una correlazione tra le forze e le debolezze specifiche che possono manifestarsi in ogni stadio, ed ha esteso lo schema dello sviluppo oltre l’adolescenza – dove Freud l’aveva interrotto – fino alla vecchiaia. Per esempio, Erikson pensa che, durante lo stadio fallico, l’obiettivo fondamentale è l’acquisizione da parte del bambino del senso di iniziativa. Lo stadio successivo porta il bambino ad acquisire il senso dell’applicazione nella sua attività. Nel corso dell’adolescenza la crisi vitale riguarda i problemi dell’identità, argomento che Erikson ha trattato più spesso e più diffusamente di qualsiasi altro. In seguito, durante gli ultimi anni dell’adolescenza e i primi dell’età adulta, l’individuo si trova di fronte ai problemi che pone la scelta tra lo stabilire relazioni con gli altri e l’isolamento.
Il modo in cui sono risolti questi problemi determina le condizioni nelle quali l’individuo si orienterà verso la produttività o verso la stagnazione. Gli analisti rilevano spesso questo conflitto nelle persone intorno ai trentina o al massimo alla quarantina. Questi individui hanno probabilmente già regolato in qualche modo il problema dell’identità e quindi si interessano delle qualità richieste nella società adulta: vogliono lasciare un’impronta sul mondo che li circonda. Parlano di paternità o di maternità, dei problemi che pone una carriera, di cose che sono loro esterne. La stagnazione si esprime con un ripiegamento su se stessi che è una specie di prolungamento dell’adolescenza, nel timore di non scoprire un’attività in cui possano credere. Erikson concepisce la vecchiaia come una lotta tra la volontà di conservare e la disperazione, tra la saggezza ed il cinismo; il problema è di conciliare il fatto di avere vissuto e la prospettiva di non vivere più.
I contributi dell’opera di Erikson sono stati numerosi. In particolare per quanto riguarda la terapia ha mostrato come una crisi conducesse spesso ad un adattamento e come, più di qualunque altra terapia la psicoanalisi, si giovi della tendenza del paziente a voler conservare il controllo del suo sviluppo. Facendo leva su di un metodo piuttosto che su di una dottrina, la psicoanalisi evita in ogni modo di far ricorso alla manipolazione del paziente.
Anna Freud:
– L’io e i meccanismi di difesa, Milano, 2012, Giunti Editore
– Normalità e patologia del bambino. Valutazione dello sviluppo, Torino, 2003, Feltrinelli
– L’analisi infantile, Torino, 2012, Bollati Boringhieri
– Psicoanalisi per educatori, Roma, 2006, Armando Editore
Erik Erikson:
– Infanzia e società, Roma, 2008, Armando Editore