Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Manchester e dell’Università di Liverpool ha esaminato il trattamento psicologico di più di 300 persone affette da psicosi, dimostrando che, qualunque sia la terapia, è il rapporto tra il paziente e il terapeuta il principale fattore in grado di portare a miglioramenti o peggioramenti della patologia.
La ricerca si riferisce a una delle idee più controverse nella ricerca in psicoterapia, il cosiddetto verdetto di Dodo (l’uccello in Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie che ha invitato in gara diversi personaggi per poi dichiararli tutti i vincitori). Questa congettura afferma che tutti i tipi di psicoterapia, anche se spesso sembrano essere molto diversi tra loro, sono ugualmente benefici per i pazienti: in altri termini il fattore terapeutico principale, quando presente, non è specifico di un approccio piuttosto che di un altro.
In questo caso, la ricerca ha mostrato che è la qualità della relazione tra il terapeuta e paziente che causa un miglioramento e non le diverse tecniche impiegate nei due tipi di terapie che sono stati comparati.
Molti studi hanno esaminato i tipi di psicoterapia in grado di aiutare le persone a riprendersi da episodi psicotici. Questi studi includono tra le altre la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia familiare. Nelle ricerche di una certa qualità si utilizza ovviamente anche un gruppo di controllo, in cui i soggetti ricevono ad esempio un tipo di trattamento meno strutturato, come una semplice consulenza psicologica di supporto.
Sorprendentemente, i pazienti in questi gruppi di controllo spesso beneficiano del trattamento tanto quanto quelli che ricevono le specifiche terapie mirate (CBT o terapia familiare). Non solo: i gruppi che ricevono una trattamento psicologico o psicoterapeutico solitamente mostrano molti più benefici dei gruppi che ricevono un trattamento esclusivamente farmacologico.
I ricercatori hanno analizzato a fondo l’effetto causale dell’alleanza terapeutica tra paziente e psicologo con particolare riguardo al trattamento di pazienti con diagnosi di schizofrenia.
Lucy Goldsmith, dottoranda presso l’Università di Manchester, che ha condotto la ricerca in collaborazione con altri colleghi e professori ha detto: “La qualità della relazione terapeutica è stata collegato ai risultati già in precedenza; noi volevamo vedere se e in che modo causa realmente i cambiamenti che si verificano durante la terapia psicologica.”
Ma è un trattamento realmente efficace a rendere i pazienti ben disposti verso il loro terapeuta oppure è proprio il rapporto tra paziente e terapeuta a determinare il successo o meno di una terapia?
Utilizzando i sistemi di rating già consolidati di queste relazioni e prendendo i dati da un precedente studio di 308 pazienti, i ricercatori hanno scoperto che un buon livello di alleanza terapeutica ha avuto un impatto positivo sul benessere, ma laddove la qualità relazione terapeutica era bassa, il trattamento avrebbe potuto essere anche dannoso .
“L’implicazione più evidente è che non è consigliabile cercare di mantenere i pazienti in terapia quando il rapporto col terapeuta non è buono”, ha detto Lucy. “Deve sempre esserci un certo impegno nel cercare di costruire relazioni forti, basate sulla fiducia e sul rispetto, ma se questo non funziona la terapia può essere anche dannosa per il paziente ed il trattamento deve essere interrotto.”
“Lo studio mostra chiaramente che i due tipi di terapia presi in esame sono ugualmente vantaggiosi per il paziente – a patto che vi sia un buon il livello di fiducia, degli obiettivi condivisi e rispetto reciproco tra paziente e psicologo.”
Lo studio “Psychological treatments for early psychosis can be beneficial or harmful, depending on the therapeutic alliance: an instrumental variable analysis” è stato pubblicato sulla rivista, Psychological Medicine .