Un nuovo studio conferma come le differenze di genere influiscano sul modo in cui gli insegnanti percepiscono la vivacità dei bambini; fornisce inoltre approfondimenti sugli effetti potenzialmente dannosi dell’atteggiamento volto a scoraggiare il comportamento giocoso in classe.
Uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology ha scoperto che i bambini (maschi) vivaci e giocherelloni sono considerati ribelli e disturbanti dai loro insegnanti di primo, secondo e terzo grado di istruzione, mentre questi giudizi non vengono riservati alle ragazze vivaci.
La ricerca ha anche scoperto che, a seguito dell’osservazione dei tentativi degli insegnanti di scoraggiare la giocosità, i compagni di classe hanno cambiato il modo in cui vedono questi “simpaticoni della classe” da quello inizialmente positivo ad uno sempre più negativo. Gli stessi ragazzi giocherelloni hanno così finito per sviluppare col passare del tempo percezioni piuttosto negative di se stessi.
“I compagni notano continuamente che i bambini vivaci, i cosiddetti clown della classe, vengono giudicati e trattati negativamente dai loro insegnanti. Col tempo i compagni arrivano a modificare il modo in cui li vedono: da amici desiderabili – in prima e seconda elementare – a ragazzi che dovrebbero essere evitati o rifiutati in terza terza elementare “, ha detto la dott.ssa Lynn A. Barnett, psicologo dell’età evolutiva e professore associato presso l’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign.
Per questo studio la professoressa Barnett ha seguito 278 bambini dall’asilo ai successivi tre anni scolastici, in modo da studiare le opinioni di scolari e insegnanti sulla giocosità. Alla fine di ogni anno accademico i bambini “giocosi” sono stati valutati da insegnanti, colleghi e anche da loro stessi per quanto riguarda la percezione del loro livello di giocosità, il comportamento disturbante, la competenza sociale, lo stato sociale e lo status di clown di classe.
I risultati hanno confermato le differenze di genere dominanti riscontrate da precedenti ricerche sul tema.
Mentre i docenti consideravano i ragazzi vivaci in modo significativamente differente dagli altri ragazzi più pacati, non è stata rilevata alcuna discrepanza tra le ragazze. Ciò si è reso evidente quando i ragazzi giocherelloni venivano descritti negativamente come ribelli, invadenti e con scarse abilità sociali e venivano etichettati come “clown di classe” dai loro insegnanti. Al contrario i livelli di giocosità delle ragazze non rientravano nelle valutazioni di insegnanti o colleghi.
La visione negativa da parte degli insegnanti nei confronti dei ragazzi giocherelloni è risultata in contrasto con l’autopercezione dei bambini e con il modo in cui venivano considerati dai loro coetanei, che all’inizio li vedevano come compagni simpatici e desiderati.
I dati hanno rivelato anche che i ragazzi scherzosi erano stigmatizzati dai loro insegnanti tramite rimproveri sia verbali che non verbali: i compagni di classe hanno ovviamente colto tale messaggio, che ha avuto un impatto diretto sulla loro percezione dei “pagliacci di classe”, ha osservato la prof.ssa Barnett.
“Gli insegnanti considerano i pagliacci di classe come problematici e si sforzano di reprimere e far cessare i loro comportamenti giocosi” ha detto, aggiungendo che queste percezioni negative vengono probabilmente trasmesse sia ai ragazzi giocosi che ai loro compagni di classe.
I risultati mostrano come ciò che avviene in classe abbia un potente effetto sui bambini, ha continuato la dottoressa Barnett.
“La mia ricerca nel campo della psicologia dell’educazione – e anni di studio su come e cosa imparano i bambini a scuola – mi ha insegnato che la maggior parte delle lezioni di vita vengono apprese al di fuori del contesto scolastico così rigidamente diretto dagli adulti, e molto più frequentemente durante il tempo libero che i bambini hanno per giocare da soli o con altri” ha detto.
“Nel corso dei tanti anni in cui ho studiato il gioco dei bambini ho assistito ad un allarmante aumento del gioco strutturato e diretto dagli adulti, e quello che una volta era il tempo libero del gioco una volta finite le lezioni è stato usurpato da attività extracurricolari, lezioni private, tutoraggio, compiti a casa e simili. “
“Il modo in cui la nostra società vede e tratta i bambini e l’infanzia ha subito enormi cambiamenti“, ha detto Barnett. “C’è molto da dire sui tentativi di estendere la scuola ad età sempre più precoci: e una ricerca che dimostra che le aspettative di oggi rispetto alla scuola materna corrispondono a ciò che prima ci si aspettava dalla scuola primaria“.
“L’impoverimento nell’espressione individuale e nella creatività, nelle abilità sociali ed emotive e gli aumenti di bullismo, obesità infantile e disturbi psicologici come stress, depressione, ansia, sono tutti segnali preoccupanti che dovrebbero portare a ripristinare ed estendere la libertà dei bambini di avere tempo a loro disposizione per il gioco libero”, ha aggiunto.
“Tutto fa prevedere che questo trend negativo sia destinato a continuare se non ne modifichiamo il corso e lavoriamo affinché si attuino importanti cambiamenti“.
Barnett ha infine espresso il desiderio di vedere la ricerca futura concentrarsi più dettagliatamente sulle reali interazioni dei bambini e degli insegnanti in classe, per individuare le basi della percezione da parte degli insegnanti dei ragazzi giocosi come disturbanti e approfondire l’effetto di questo fenomeno sul comportamento dei bambini e sul loro benessere.
Fonte: liberamente adattato e tradotto dall’articolo di Janice Wood: