La dottoressa Ruth Imber, psicologa clinica e psicoanalista del William Alanson White Institute, ha qualche tempo fa scritto un articolo sui nonni, sia come figure importanti per lo sviluppo di una persona che sull’essere nonni come importante fase evolutiva dell’età adulta. Oggi purtroppo la condizione – sempre più diffusa – di famiglie mononucleari finisce col negare ai bambini la disponibilità di importanti figure di riferimento come i nonni. Riporto qui un adattamento dello scritto della psicoanalista americana.
I famosi stadi di sviluppo psicosociali formulati dallo psicoanalista Erik Erikson prevedono che tutti gli esseri umani passino attraverso alcune pietre miliari dello sviluppo. Ad ognuna di queste fasi lo sviluppo può assumere un verso positivo o negativo. La seconda fase dell’età adulta, ad esempio, collocabile all’incirca tra i 40 e i 65 anni, è caratterizzata dalla generatività o dalla stagnazione.
La generatività è il desiderio di prendersi cura in modo creativo dello sviluppo e della crescita della generazione successiva. Questo impulso può essere espresso in molti modi diversi ad esempio nei confronti dei nipoti: dal prendersi cura in modo diretto e materiale al pagare le spese per l’istruzione al preparare il panino più buono del mondo.
Si pensa che lo sviluppo sia già completato in età adulta ma, come dimostra Erikson, gli anziani continuano (o possono continuare) a svilupparsi. Un possibile traguardo che caratterizza le persone più anziane è quello di diventare un nonno, e diventare nonni offre molti modi per esprimere generatività.
Quando in una famiglia le cose sono andate più o meno per il verso giusto, un nonno spesso desidera agevolare e alimentare la crescita dei suoi figli in quanto, a loro volta, diventeranno genitori per i propri figli. Questi nonni sono spesso in grado di insegnare nel migliore dei modi, e con calma, come gestire i nuovi compiti che un genitore deve imparare, come dare da mangiare, fare il bagno e calmare un bambino. Diventare nonni offre una seconda possibilità, un’altra opportunità, di essere “buono” prendendosi cura del nipote.
Spesso è la nonna che si occupa di cucinare e pulire per la nuova madre fino a quando questa non sarà nuovamente in grado di gestire le sue nuove responsabilità sia fisicamente che emotivamente. A volte è sufficiente per la nonna semplicemente annuire con un segno di approvazione verso il modo in cui la giovane mamma agisce. Apprezzare l’abilità che la giovane madre mostra può essere una straordinaria iniezione di fiducia per la nuova madre ed anche un’esperienza riparatrice per la nonna.
Nelle stanze degli psicoterapeuti si sentono spesso raccontare storie di infanzia che rivelano l’importanza che un nonno ha avuto nella vita di una persona. Ad esempio, un uomo cresciuto in una grande città ricorda la gioia di quando ha imparato a pescare e a nuotare durante le vacanze estive trascorse nella casa al mare, sotto l’occhio vigile del caro nonno. Un’altra paziente ha ricordi felici di un viaggio durante il quale i suoi nonni – in modo del tutto diverso da quanto facevano i suoi genitori – avevano permesso a lei e a alla sua sorella minore di passare due giorni in un parco divertimenti permettendo loro di scegliere i giri da fare, di prendere un gelato due volte al giorno e di non dover mangiare le verdure.
Quando una famiglia attraversa periodi di tensione o di crisi spesso sono proprio i nonni a prendersi cura dei bambini. Per esempio una paziente racconta di come la nonna materna sia intervenuta per diversi mesi prendendosi cura di lei e dei suoi fratelli quando sua madre era rimasta gravemente ferita in un incidente stradale. A quel tempo la paziente aveva solo otto anni e ricorda di aver anche temuto che sua madre potesse morire. Sebbene sia stato un periodo spaventoso, ricorda il senso di sicurezza e di sollievo che provava ogni volta che la nonna la abbracciava e la rassicurava che la mamma si sarebbe ripresa e sarebbe tornata a casa.
Ma anche in circostanze meno drammatiche i nonni sono spesso in grado di dare qualcosa di speciale, magari acquistando quel meraviglioso vestito, preparando squisiti biscotti o soprattutto raccontando interessanti storie sul passato. Queste amorevoli persone dai capelli grigi possono avere un profondo impatto sul benessere dei loro nipoti. Con l’aumento della speranza di vita oggi gli anziani rimangono in buona salute più a lungo ed i nonni sono quindi destinati a svolgere un importante ruolo nella crescita dei bambini per un periodo di tempo più lungo rispetto al passato.
Un ruolo per niente secondario. Infatti capita di frequente che, nelle situazioni in cui i nonni mancano o non sono disponibili, uno psicoterapeuta o psicoanalista si trovi nella condizione di svolgere alcune delle funzioni di un “buon nonno” per i figli dei suoi pazienti adulti. Alcuni pazienti possono entrare in psicoterapia proprio a causa delle preoccupazioni relative al loro ruolo come genitori: questa può essere una forte preoccupazione soprattutto per quei pazienti che ritengono che i loro stessi genitori non siano stati adeguati e quindi hanno paura di ripetere i medesimi errori con i loro figli.
Gli psicoanalisti di solito non ritengono che il loro compito principale sia quello di dire ai pazienti cosa fare e come vivere la propria vita. Tuttavia ci possono essere alcune circostanze in cui la presenza solidale, rassicurante ed educativa di un altro adulto che si occupi dei propri figli è certamente utile e gradita.