Un recente studio canadese ha per la prima volta osservato che più a lungo si soffre di anoressia nervosa più è alta la probabilità che il DNA possa subire delle modifiche che possono a loro volta avere effetti importanti sulla salute, sia fisica che mentale.
Howard Steiger, Ph.D., direttore del Douglas Mental Health University Institute Eating Disorders Program (EDP), a Montreal, in collaborazione con Linda Booij, Ph.D., ricercatrice al Sainte-Justine Hospital e assistente assistant professor alla Queen’s University, hanno scoperto alterazioni nella metilazione del DNA associate all’anoressia nervosa cronica.
Quando il processo di metilazione è alterato, anche l’espressione dei geni è alterata e quando l’espressione dei geni è alterata, l’espressione dei tratti che sono controllati da questi geni viene modificata.
In altre parole, la metilazione alterata può produrre variazioni significative nelle reazioni emotive, nelle funzioni fisiologiche e nel comportamento.
Il nuovo studio, che sarà pubblicato nel Journal of Eating Disorders (Howard Steiger Et al. (2015) DNA methylation in individuals with Anorexia Nervosa and in matched normal-eater controls: A genome-wide study. International Journal of Eating Disorders. info:/10.1002/eat.19378), mostra che una prolungata anoressia nervosa nelle donne è spessa associata con la più significativa alterazione dei geni che influenzano l’ansia, il comportamento sociale, diverse funzioni del sistema nervoso, immunitario ed anche il funzionamento degli organi periferici.
“Questi risultati aiutano a chiarire il fatto che i disturbi alimentari non hanno a che fare con superficiali preoccupazioni relative all’immagine del corpo e non hanno a che fare con dei cattivi genitori. Essi rappresentano anche degli effetti biologici reali di fattori ambientali” ha detto Steiger.
“Sapevamo già che i disturbi alimentari, una volta manifestatisi, hanno purtroppo la tendenza a diventare sempre più radicati nel tempo. Questi risultati mostrano alcuni meccanismi fisici che agiscono sulle funzioni fisiologiche sia del sistema nervoso che di tutto il corpo che potrebbero essere alla base della cronicizzazione”.
“In definitiva questi risultati sottolineano l’importanza per le persone con disturbi dell’alimentazione di poter ricevere trattamenti efficaci quanto prima possibile e comunque all’inizio del disturbo”, ha concluso Steiger.
I ricercatori ritengono che i risultati di questo lavoro implichino che meccanismi genetici possano essere alla base di alcune delle conseguenze dell’anoressia che influenzano il funzionamento del sistema nervoso, la condizione psicologica e la salute fisica. I ricercatori sperano inoltre di scoprire se la remissione dei sintomi anoressici coincida con la normalizzazione (o il ripristino) dei livelli di metilazione: tale conoscenza potrebbe fornire nuovi spunti per lo sviluppo di altre terapie per il disturbo.
Liberamente tratto da: http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-02/dmhu-an020615.php