Prima di arrivare a consultare un professionista, chi soffre di una situazione di disagio psichico deve affrontare dentro di sé un lungo e delicato percorso. Ho potuto constatare nel mio lavoro di psicologo e psicoterapeuta a Milano che spesso la storia dei sintomi o del disagio è molto lunga e precede l’incontro con un terapeuta di molti mesi, nei casi più fortunati, più frequentemente di diversi anni. Ovviamente tanto più l’intervento è precoce, tanto migliore potrà essere la prognosi ed efficace il trattamento.
Diversi sono i fattori che intervengono nel ritardare la consultazione con uno psicologo: sottovalutazione del disagio, senso di vergogna, negazione delle difficoltà che questo comporta nella vita relazionale, sociale o lavorativa, vantaggi secondari, atteggiamenti del tipo “sono fatta così”, timore di non poter guarire.
Ad esempio prendiamo un ragazzo intelligente che non riesce a superare degli esami universitari. Supponiamo inoltre che in questo caso, a livello inconscio, sperimenti una qualche difficoltà ad entrare nel “mondo adulto”. Se supera gli esami arriverà a laurearsi, dunque dovrà cercare un lavoro ecc.: cioè dovrà lasciarsi alle spalle un periodo della sua vita in cui si sente maggiormente “rassicurato” per entrare in un mondo nel quale non si sente abbastanza “attrezzato”. Tutto questo però il ragazzo non lo sa. Quello che sa è che non riesce a superare gli esami. Il vantaggio (inconscio) consiste nel fatto che non superando gli esami, seppur soffrendo per i suoi insuccessi, evita un’angoscia molto maggiore legata al dover lasciare un mondo tardo adolescenziale. Per il ragazzo invece il problema sarà “evidentemente” il suo metodo di studio, la sua distraibilità, la difficoltà dell’esame, l’ansia, il professore.
Tuttavia quando un certo equilibrio (seppure in presenza di un disturbo) nella vita di una persona viene a mancare, il bisogno di ripristinare una condizione di vita con minore sofferenza diventa più impellente. A questo punto è possibile che sia la stessa persona a cercare un aiuto, oppure che sia un familiare, un amico o un medico a suggerirgli la possibilità di prendersi cura del proprio disagio rivolgendosi ad uno psicologo.
Ritornando all’esempio del ragazzo che non riesce a superare gli esami, l’equilibrio può essere messo in discussione ad esempio se la sua ragazza, che oramai si è laureata, lo lascia, accusandolo di essere “immaturo”. La ragazza “tocca” il motivo profondo ed il ragazzo si trova a dover affrontare l’angoscia di entrare nel mondo adulto per riconquistare un’immagine di sé apprezzabile oppure il timore di essere destinato ad essere abbandonato perché “immaturo”. Lo stesso equilibrio può essere messo in discussione da svariate altre situazioni, come il rendersi conto che i propri genitori stanno invecchiando (o la perdita di uno di loro) e che quindi non può più permettersi di vivere indefinitamente nel mondo adolescenziale. A questo punto è possibile che arrivi a consultare un professionista.
Perché? Perché non riesce a superare gli esami (ma inconsciamente una parte di lui è proprio così che vuole che vadano le cose), per apprendere un metodo di studio più efficace, per liberarsi dall’ansia che gli fa sbagliare le prove, per imparare a concentrarsi nello studio, per non avere paura di quel professore così severo ed esigente.
Se troverà uno psicoterapeuta in grado di comprendere a fondo la sua richiesta (che è quella di fare i conti con i suoi timori relativi all’entrata nel mondo adulto) ed insieme potranno permettersi di riflettere gradualmente sulla vera origine dei suoi problemi e sui motivi di fondo, il ragazzo potrà appropriarsi di un conflitto che dimora in clandestinità dentro di lui e scegliere liberamente della sua vita senza “auto sabotaggi”. In caso contrario, se gli sforzi saranno mirati al solo “sintomo”, è molto probabile che apprenda un buon metodo di studio, che impari a gestire meglio l’ansia oppure che sia in grado di fronteggiare la “paura del professore” senza però comprendere minimamente cosa lo abbia portato a quel momento di particolare difficoltà della sua vita. In questo caso purtroppo potrà accadere che il nostro povero ragazzo riesca a superare gli esami ma subito dopo trovi qualche altro modo per evitare ciò che più lo angoscia (ad esempio che decida di prendersi un anno sabbatico proprio quando gli viene offerta un’interessante occasione di lavoro).
Dott. Luca Mazzotta