Pubblico volentieri un articolo molto interessante scritto dal collega dottor Francesco Minelli. In questo articolo vengono illustrati in modo chiaro ed efficace alcuni concetti della Teoria dell’Attaccamento e si fa cenno a come gli stili di attaccamento influenzino in modo significativo le relazioni dell’età adulta, con particolare riferimento alle relazioni di coppia.
Ringrazio innanzitutto il dott. Mazzotta per avermi dato la possibilità di scrivere sul suo blog. Mi presento: sono Francesco Minelli, Psicologo e Psicoterapeuta a Roma. In questo articolo vorrei parlare della Teoria dell’Attaccamento e più nello specifico:
- Di cosa parliamo quando ci riferiamo a questa teoria.
- Quali sono i principali stili di Attaccamento che si sviluppano durante l’infanzia
- Come questi stili influenzano le nostre relazioni in età adulta
- Quattro punti che possono aiutarti a comprenderle e migliorarle
Spero che questo articolo possa essere d’aiuto.
Cominciamo…
Teoria dell’Attaccamento: di cosa parliamo?
La teoria dell’attaccamento ha origine dal lavoro fondamentale di John Bowlby (1958). Negli anni ’30 Bowlby lavorò come psichiatra alla Child Guidance Clinic a Londra, dove trattò molti bambini emotivamente disturbati.
Questa esperienza lo ha portato a considerare l’importanza del rapporto del bambino con la madre in termini di sviluppo sociale, emotivo e cognitivo. In particolare, lo ha portato a sviluppare la sua convinzione circa il legame tra separazioni infantili precoci con la madre e disadattamento, problematiche relazionali e disturbi psicologici in età successive.
Col termine attaccamento ci riferiamo perciò a comportamenti specifici nei bambini, come ad esempio la ricerca di vicinanza alla figura di attaccamento quando si sentono turbati o minacciati. Negli adulti include tutto ciò che li porta a rispondere in modo sensibile e appropriato ai bisogni del bambino.
Questo comportamento sembra essere universale tra le diverse culture.
Bowlby ha osservato che i bambini sperimentavano un forte stress quando venivano separati dalle loro madri: anche quando questi bambini venivano nutriti da altre persone, ciò non diminuiva la loro ansia.
Egli perciò propose che l’attaccamento potesse essere compreso in un contesto evolutivo, in quanto il caregiver (colui che si prende cura) fornisce sicurezza e protezione e permette di aumentare le chance di sopravvivenza del bambino.
Secondo Bowlby, i bambini hanno un bisogno universale di cercare una stretta vicinanza con il loro caregiver quando sono sotto stress o minacciati
Dopo aver spiegato in cosa consiste la teoria dell’attaccamento, andiamo adesso a vedere come si può sviluppare in alcuni stili specifici.
Come si sviluppano gli stili di Attaccamento
La teoria dell’attaccamento si riferisce prevalentemente a 4 stili che possiamo sviluppare durante l’infanzia in relazione al rapporto che abbiamo con chi si prende cura di noi. Questi stili sono stati identificati dalla dottoressa Mary Ainsworth:
– Attaccamento Sicuro: il bambino è molto felice quando il caregiver è intorno a lui, diventa triste e infastidito quando se ne va ma si sente sicuro che tornerà. Il bambino torna ad essere felice quando il genitore torna. Negli anni dell’adolescenza, il comportamento sicuro si manifesterà quando l’adolescente si rivolgerà al caregiver per esprimere i propri sentimenti o chiedere aiuto.
– Attaccamento Ansioso/Ambivalente: il bambino è estremamente turbato quando il caregiver lo lascia e non può fidarsi di lui in situazioni di paura e pericolo. Quando ritorna può diventare aggressivo nei suoi confronti. Quando il bambino diventa un adolescente può diventare piuttosto aggressivo e arrabbiato ed apprendere che i genitori non sono disponibili ad aiutarlo.
– Attaccamento Ansioso/Evitante: questi bambini possono sentirsi stressati quando il caregiver si allontana ed ignorarlo completamente quando ritorna. Durante l’adolescenza il/la ragazzo/a tenderà a non esprimere le proprie emozioni e non chiederà aiuto.
– Attaccamento Disorganizzato: in questo caso non esiste un chiaro stile di attaccamento. In questo caso il bambino mostra una miscela di aggressività ed evitamento nei confronti del caregiver: questi bambini sembrano spesso disorientati e confusi. Ciò sembra dovuto ad un comportamento incoerente da parte del genitore, a volte attento ai bisogni in maniera ambivalente ed a volte fonte di paura.
Anche durante l’adolescenza i ragazzi appaiono disorientati e confusi.
Dopo aver parlato dei 4 principali stili di attaccamento andiamo adesso a vedere come questi stili si manifestano in età adulta, come influenzano le relazioni e come (e se) si possono modificare.
Andiamo avanti..
Come si manifestano gli stili di attaccamento nelle relazioni
Hai mai sentito parlare della teoria secondo la quale scegliamo i partner che sono simili ai nostri genitori? Allora continua a leggere perché è proprio ciò di cui parlerò in questo paragrafo.
In tanti iniziano una relazione sentendosi molto sicuri. Una volta che decidiamo di prendere un impegno con qualcuno, cerchiamo di trovare conforto e fiducia nel nostro partner. Ciò che chiamiamo “amore” è quella sensazione di essere al sicuro vicino a quella persona, che lei ha qualcosa da darci e noi possiamo darle qualcosa.
Lo stile di attaccamento non si rivela in questa fase di “luna di miele“, ma al contrario durante le crisi. Il modo in cui gestiamo i conflitti nella relazione determinerà il modo in cui ci relazioniamo con l’altro. Le nostre esperienze di attaccamento e gli stili conseguenti ci portano perciò a mettere in atto tutta una serie di comportamenti tipici.
In questo senso, la teoria dell’attaccamento afferma che in qualche strano modo ci relazioniamo e leghiamo ai nostri partner in un modo che corrisponde allo stile di attaccamento che è stato creato tra noi e i nostri caregiver nei primi anni della nostra vita.
Vediamo cosa succede in ognuno degli stili di cui abbiamo parlato poco fa:
– Attaccamento sicuro: può portare ad una relazione basata sull’empatia, con confini appropriati. Se entrambi i partner si sentono sicuri, godranno della reciproca compagnia e saranno onesti tra loro. Si sentiranno a proprio agio nel condividere pensieri e sentimenti intimi così come il loro spazio per fare le cose separatamente.
– Attaccamento Ansioso/Ambivalente: può portare a relazioni ansiose ed insicure, basate su comportamenti controllanti ed imprevedibili (es. incolpare o accusare). Una persona con attaccamento ambivalente può cercare di cambiare l’altro partner, controllare le sue azioni o persino i suoi pensieri. Questo si manifesta spesso con la tendenza a controllare con chi parla, cosa fa, come passa il suo tempo e molto altro.
– Attaccamento Ansioso/Evitante: può portare a relazioni rigide e distanti, spesso caratterizzate da mancanza di fiducia ed inflessibilità. Per le coppie evitanti l’intimità è rischiosa e c’è una forma di paura nella relazione (il sentirsi esposti e vulnerabili porta alla paura di farsi male).
L’obiettivo principale è evitare il conflitto. Lasciano che il loro partner prenda le decisioni per evitare discussioni e rinunciano ad esprimere i loro desideri nella relazione. Tendono inoltre a tenersi dentro le loro emozioni ed a sentirsi molto soli.
– Attaccamento Disorganizzato: può portare a relazioni ansiose, insensibili, caotiche ed esplosive (un pò come se la relazione fosse bipolare). La persona con attaccamento disorganizzato mostra caratteristiche simili a quelle di attaccamento evitante ed ambivalente combinate insieme. Infatti, in queste relazioni ci sono di solito molti alti e bassi e si sperimenta una quota elevata di angoscia.
Dopo aver esaminato come si manifestano di solito gli stili di attaccamento nelle relazioni adulte andiamo adesso ad esaminare come è possibile divenirne consapevoli e lavorarci su per cambiarli.
COME COMPRENDERE MEGLIO LA TUA RELAZIONE GRAZIE ALLA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO
In un articolo sul mio blog ho parlato di Dipendenza Affettiva ed in particolare di alcuni punti per distinguere tra un rapporto di coppia sano e dipendente.
Alcune di queste caratteristiche si possono ritrovare nei corrispondenti stili di attaccamento.
Nell’attaccamento sicuro, i partner si confortano l’un l’altro. Sono in grado di esprimere i loro sentimenti, disagi e chiedere aiuto. Sanno gestire i conflitti con calma ed in maniera costruttiva. Inoltre mostrano fiducia nel partner.
Al contrario, come abbiamo visto, nell’attaccamento insicuro la persona tenderà o ad evitare i conflitti o a mostrare aggressività e tendenza a mettere in discussione la relazione stessa.
Già in base a queste caratteristiche si può capire se ci si trova in una relazione sicura o meno. Quando sperimenti un conflitto prova a farti queste domande:
– Rimango calmo e cerco di comprendere? (Sicuro)
– Cerco di fermare la discussione, scappare, piangere, non condividere i miei veri sentimenti, aver paura, nascondermi? (Evitante)
– Alzo la voce, urlo, insulto, controllo, critico, divento aggressivo, uso violenza verbale o non verbale, minaccio? (Ansioso Ambivalente)
Ovviamente queste sono domande generiche ma possono far comprendere maggiormente il proprio comportamento all’interno della relazione.
4 punti per cambiare il proprio stile di attaccamento nelle relazioni
Vediamo ora alcuni punti che possano permetterti di essere più consapevole del tuo stile di attaccamento così da cominciare a notare come si manifesta e poter lavorare per cambiarlo.
Non aspettarti che il tuo partner cambi
Un grande problema nelle relazioni si manifesta quando ci si aspetta che il nostro partner cambi il suo stile di attaccamento e ci dia la sicurezza di cui abbiamo bisogno.
Ma questo non è un lavoro che deve fare da solo (benché possa essere utile). Dobbiamo prenderci la responsabilità di iniziare noi per primi a lavorare sul miglioramento della relazione e sulla consapevolezza del nostro stile di attaccamento.
Lo stile di attaccamento non è qualcosa che hai scelto
Come abbiamo visto, gli stili di attaccamento si strutturano durante l’infanzia e lasciano un’impronta duratura che può essere difficile da superare. La relazione con i nostri genitori in quei primi anni crea una mappa con la quale navighiamo la vita.
E questo diventa un modello per tutte le nostre relazioni.
Prova a cambiare il tuo modo di gestire i conflitti
Diventa innanzitutto consapevole del modo in cui gestisci i conflitti. Puoi porti alcune domande quali:
– Tendo ad evitare il conflitto?
– Divento fin da subito aggressivo o cerco di avere sempre ragione?
– Riesco a gestire lo stato d’animo del mio partner o ne vengo influenzato?
– Provo ad ascoltare o tendo a sovrastare la conversazione senza lasciar terminare?
– Ci sono motivi più profondi che mi portano a reagire in un certo modo?
Vi sono varie domande da poterti porre. Puoi anche pensarle e scriverle tu stesso.
Dopo aver risposto a queste domande puoi cercare di renderti consapevole, quando capita un conflitto, cercando alternative più costruttive. Alcuni esempi:
– Non urlare o aggredire l’altro anche se pensi di aver ragione
– Prova a ricordare all’altra persona che al di là del conflitto tieni a lei/lui
– Prova ad ascoltare a fondo prima di parlare
– Prova ad evitare parole come “sempre” o “mai”.
– Prova a dire più spesso “Grazie” e “Scusa”.
– Ricorda all’altra persona che l’obiettivo della vostra discussione è cercare di superare un problema e non attaccarvi a vicenda.
Ovviamente questi sono solo esempi e non vanno presi alla lettera. Tutto ciò che ci porta a comprendere meglio l’altro senza agire le nostre emozioni può essere utile.
Lavora a fondo sul tuo stile di attaccamento attraverso la psicoterapia
L’attaccamento è qualcosa che è inscritto nell’inconscio.
Per quanto siano utili cambiamenti comportamentali, a volte da soli non sono sufficienti.
Ecco perchè in questi casi può essere molto utile rivolgersi ad un terapeuta.
Attraverso il percorso terapeutico potrai infatti ridefinire i tuoi modi di entrare in relazione con le persone significative della tua vita così da sviluppare un attaccamento sicuro.
Ci sono difese molto forti e strutturate nel corso di anni che possono impedirti di effettuare i cambiamenti che desideri, ecco perchè la terapia cerca di andare a modificare i modelli di attaccamento disfunzionali. Questo può essere fatto anche tramite la terapia di coppia.
L’importante è sempre ricordarsi che non c’è nulla di male nel chiedere aiuto.
Se le nostre relazioni sono importanti per noi allora la terapia può aiutarci.
Articolo a cura del dott. Francesco Minelli
Psicologo e Psicoterapeuta