Riporto, in una versione tradotta e adattata, un interessante articolo sul pregiudizio sociale del dott. Ron Aviram. Ron B. Aviram è professore associato presso il Ferkauf Graduate Institute della Yeshiva University ed ha completato la sua formazione psicoanalitica presso il William Alanson White Institute. Esercita privatamente a New York.
Il pregiudizio nella società è qualcosa di variabile ed è soggetto a fluttuazioni di varia intensità: i motivi per cui questo avviene non sono sempre facilmente individuabili. Oltre a questo c’è da considerare che più si sperimentano tensioni sociali e politiche, più ci si sente vicini a chi è simile a sé (in psicologia sociale: “ingroup”) mentre si diventa più ostili e sospettosi verso coloro che sono “diversi” (in psicologia definiti come “outgroup”).
L’ansia ad esempio spinge ad identificarsi maggiormente con gli ingroup limitando le interazioni con persone che sono percepite come non simili a sé. Se si soffre di insicurezze personali, questo fenomeno può essere intensificato e può portare a pregiudizi distruttivi nei confronti di coloro che sono percepiti come “altro”, come “diverso”.
Poiché gli esseri umani sono esseri sociali, si tende a trovare la sicurezza nei gruppi, tra chi è più simile a sé: innanzitutto con i genitori e fratelli e poi con gruppi al di fuori della famiglia, come con i propri concittadini, con gli appartenenti delle comunità religiose ecc. Quando c’è tensione tra i gruppi, l’appartenenza ad un gruppo aiuta a sentirsi più al sicuro. Basti pensare ad un animale isolato in natura: è più vulnerabile dei suoi simili che rimangono all’interno della mandria di bufali, e può diventare ben presto preda dei leoni.
Proprio come gli animali, gli esseri umani si rivolgono ai propri ingroup per trovare sicurezza durante i periodi di ansia. Quando aumenta l’ansia tra i gruppi, si verifica uno spostamento psicologico: si inizia a sperimentare se stessi come membri di un gruppo più che come individui separati. Si tende inoltre a percepire i membri outgroup semplicisticamente come membri outgroup, piuttosto che considerarli per la loro individualità.
L’esperienza di sentirsi pienamente parte del proprio gruppo sociale è ben descritta nel film “Lettere da Iwo Jima” di Clint Eastwood, quando ad un generale viene chiesto “Come ti sentiresti se l’America e il Giappone entrassero in guerra?“. Lui risponde: “Se ciò dovesse accadere, farei il mio dovere verso il mio paese … Dovrei seguire le mie convinzioni.” Il suo interlocutore allora gli chiede, “Vuoi dire che dovresti seguire le tue convinzioni o le convinzioni del tuo paese? “, e lui risponde: ” Non sono la stessa cosa? “
Un senso cronico di vulnerabilità e insicurezza quindi spinge verso una forte identificazione con il proprio gruppo di appartenenza anche quando non c’è una chiara tensione tra il proprio gruppo e gli altri. La propria insicurezza personale viene percepita come una mancanza di sicurezza per tutto il proprio gruppo di appartenenza e un attacco al proprio gruppo è vissuto come un attacco personale rivolto a se stessi.
Questa percezione di sentirsi in pericolo come gruppo spinge a mantenere un’alleanza con i membri del proprio gruppo e a rifiutare i membri esterni al gruppo, che finiscono con l’essere percepiti come veri e propri nemici.
Come si possono ridurre i pregiudizi?
Come animali sociali gli esseri umani hanno bisogno di un sano equilibrio tra il proprio senso di individualità e il senso di appartenenza: il pregiudizio è la perdita di quel sano equilibrio. Alcuni modi per promuovere questo sano equilibrio possono essere:
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Educare continuamente sul concetto di sviluppo dell’identità e sui pericoli del pensiero “noi contro di loro”, segno che in qualche modo si è perso il punto di equilibrio tra individualità e senso di appartenenza.
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Aiutare i giovani a comprendere i pericoli insiti nel percepire gli individui come semplici membri di un gruppo piuttosto che come individui distinti nonché insegnare loro ad apprezzare i benefici di una società complessa e diversificata.
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Comprendere che è proprio l’apertura verso le relazioni personali che aiuta a rafforzare la propria autostima e i sentimenti di sicurezza personale, i quali a loro volta aiutano a non incorrere nei pregiudizi.
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I leader politici dovrebbero evitare di cavalcare i timori suscitati da quelle condizioni sociali che producono e favoriscono l’ansia (ad esempio un andamento negativo dell’economia o l’aumento delle tensioni tra gruppi etnici): i leader politici hanno una grande responsabilità in questo ambito e purtroppo molto spesso non la usano come dovrebbero.
Quando si pensa al pregiudizio generalmente si tende a concentrarsi su come un individuo o gruppo percepisce i membri di un gruppo differente. Ma il pregiudizio potrebbe essere influenzato da come ci si identifica con il proprio gruppo piuttosto che dalle percezioni dell’altro. Mantenere un sano equilibrio tra la propria individualità e la propria identificazione con i gruppi è fondamentale. Essere capaci di notare quando questo equilibrio si modifica può aiutare a capire cosa si sta realmente e profondamente provando (forse ansia? Forse insicurezza?) e questo permetterebbe di tollerare le differenze in una società e un mondo sempre più complessi e differenziati.