Secondo uno studio neuropsicologico canadese, l’eco inconscio di una lingua madre “dimenticata” può essere rintracciato nel cervello anche alcuni decenni dopo che quella lingua è stata ascoltata per l’ultima volta.
Nella ricerca sono state studiati dei preadolescenti e adolescenti di origini cinesi tra i 9 e i 17 anni di età adottati in giovane età (in media a un anno di età) da famiglie di lingua francese.
La loro esposizione alla lingua cinese era stata minima e le ragazze non avevano alcun ricordo cosciente della loro lingua madre.
Lara Pierce, uno degli psicologi autori dello studio, ha spiegato lo scopo della ricerca:
“Il cervello del bambino forma delle rappresentazioni dei suoni linguistici, ma volevamo vedere se il cervello mantiene nel tempo queste rappresentazioni in modo inconscio, anche se la persona non è più esposta a quella lingua.”
I ragazzi di lingua francese adottati da famiglie di origine cinesi sono stati messi a confronto sia con dei ragazzi bilingue che parlavano cinese e francese che con un altro gruppo di ragazzi nati e cresciuti parlando solo francese.
I risultati hanno sorpreso gli scienziati:
“Ci ha stupito che il tipo di attivazione cerebrale dei cinesi adottati che avevano “perso” o totalmente sospeso ogni rapporto con la lingua madre sia risultato sovrapponibile a quello di coloro che hanno continuato a parlare cinese sin dalla nascita.
Le rappresentazioni neurali che sostengono quel tipo di attivazione non poteva che essere acquisite durante i primi mesi di vita.
Inoltre quel tipo di attivazione risultava totalmente diverso dal gruppo di monolingui parlanti francese.”
Nello studio, pubblicato sulla rivista <<Proceedings of National Academy of Sciences>> , ai partecipanti sono stati fatti ascoltare dei brani in lingua cinese mentre l’attività cerebrale veniva monitorata mediante una risonanza magnetica funzionale (Mapping the unconscious maintenance of a lost first language; Pierce et al, 2014 ).
Anche se i bambini adottati di lingua francese non avevano più alcun ricordo cosciente del cinese, il loro cervello ha mostrato esattamente lo stesso pattern di attivazione di quelli che avevano continuato a parlare anche il cinese.
I ricercatori nel loro studio hanno utilizzato il fatto che il cinese è una lingua in cui l’intonazione può cambiare radicalmente il significato delle singole parole, piuttosto che cambiare il senso di ciò che viene detto, come accade in francese e in inglese.
I ragazzi di origini cinesi adottati in famiglie di lingua francese hanno mostrato un tipo di attivazione nel giro temporale superiore sinistro – un settore cruciale per l’elaborazione suoni – identico a quello dei bilingue.
I ragazzi di lingua francese, che non erano sensibili ai toni nello stesso modo, hanno mostrato una attivazione nella zona corrispondente, ma dall’altro emisfero cerebrale.
Gli autori dello studio concludono:
“La somiglianza tra adottati e cinesi madrelingua dimostra chiaramente che le rappresentazioni-informazioni acquisite precocemente vengono mantenute nel cervello e che le prime esperienze influenzano inconsciamente la modalità di elaborazione cerebrale per anni, se non per sempre”.