Secondo una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Personality and Individual Differences le persone apprensive o cronicamente ansiose tendono ad avere un QI (quoziente di intelligenza) verbale superiore alla media. Tuttavia coloro che in particolare tendono a rimuginare su eventi sociali negativi del passato hanno anche una più alta probabilità di avere un QI non verbale (di performance) inferiore alla media.

Per lo studio, Alexander Penney uno psicologo ricercatore della Lakehead University nell’Ontario, in Canada, ed altri colleghi, hanno somministrato un’intervista a più di 100 studenti. È stato chiesto agli studenti di valutare i loro livelli di preoccupazione, ansia, depressione, ruminazione e fobia sociale, soffermandosi su eventi sociali del passato, sull’umore, sull’intelligenza verbale, sull’intelligenza non-verbale, e sull’ansia da prestazione.

Quest’ultimo fattore, l’ansia da prestazione, risultava particolarmente importante perché i ricercatori hanno voluto distinguere l’ansia di tratto (cioè caratteristica della personalità) dall’ ansia di stato (cioè contingente) e come ognuna di queste era in relazione con l’intelligenza.

Nel complesso, i ricercatori hanno scoperto che gli studenti che si sono descritti in generale come maggiormente ansiosi e apprensivi (ad esempio, erano d’accordo con gli item “Io sono sempre preoccupando di qualcosa”) o che erano portati a maggiori ruminazioni (ad esempio, tendevano a pensare spesso alla loro tristezza o a pensare “cosa ho fatto per meritarmi? “) avevano la tendenza a ottenere punteggi più alti nel test di intelligenza verbale, parte della famosa WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale).

L’essere apprensivi, insieme al livello di ruminazione, umore e ansia da prestazione, spiegavano il 46% della variabilità delle prestazioni nel QI verbale. Un altro dato interessante dello studio riguarda il fatto che la tendenza a ripensare ad eventi negativi del passato sembra legata ad un più basso punteggio nei test no verbali della WAIS.

Nel tentativo di spiegare queste due correlazioni apparentemente contraddittorie, i ricercatori hanno concluso che “gli individui con una maggiore intelligenza verbale sono maggiormente in grado di riflettere più in dettaglio sugli eventi passati e futuri, e questo porterebbe ad una maggiore ruminazione e preoccupazione. Gli individui con elevata intelligenza non-verbale invece possono essere più capaci nel trasformare i segnali non verbali nel momento in cui avviene l’interazione, avendo così minore bisogno in un momento successivo di rielaborare l’evento.”

Un altro studio del 2012 ha avuto risultati molto simili su di un piccolo campione di partecipanti con diagnosi di disturbo d’ansia generalizzato. I ricercatori attuali hanno notato che “una mente ansiosa e predisposta alla ruminazione è una mente con più alta intelligenza verbale; tuttavia una mente con questa tendenza potrebbe essere meno in grado di elaborare le informazioni non-verbali. “

Articolo liberamente tratto e tradotto da: http://psychcentral.com/news/2014/12/22/worrying-linked-to-high-verbal-iq/78985.html