In un articolo pubblicato oggi su http://www.spring.org.uk/2015/01/a-strange-depression-symptom-that-most-people-dont-know.php (di seguito liberamente ripreso) viene citato uno studio del 2012 secondo il quale le persone clinicamente depresse possono trovare difficile fare delle distinzioni tra le proprie emozioni negative come la rabbia, il senso di colpa o la frustrazione. Questa, secondo gli autori dello studio, potrebbe essere una delle ragioni per le quali la depressione è un disturbo psichico così difficile da affrontare. La ricerca suggerisce anche che può essere utile per le persone depresse cercare di essere più precise su quale emozione negativa sentano.
Il primo autore dello studio, il dottor Emre Demiralp, psicologo e ricercatore alla University of Michigan, spiega: “E’ difficile che una persona possa migliorare la propria vita senza sapere se è triste o arrabbiata per qualcosa. Per fare un esempio, sarebbe come avere un’auto che non ha un indicatore che mostri il livello di benzina: sarebbe difficile sapere quando fermarsi per rifornire il carburante. Abbiamo voluto verificare se le persone con depressione clinica avevano degli indicatori emozionali efficaci e se avevano vissuto le loro emozioni con lo stesso livello di specificità e differenziazione rispetto alle altre persone non depresse.“
Ai partecipanti allo studio – la metà dei quali risultavano clinicamente depressi secondo la Beck Depression Inventory-II – è stato chiesto di riferire le proprie emozioni a intervalli casuali per un periodo di una settimana.
Ogni volta i partecipanti venivano invitati a utilizzare una scala a 4 punti ( per niente = 1, poco = 2, molto = 3, moltissimo = 4) per indicare il grado in cui ognuno degli 11 aggettivi descriveva il loro stato emotivo. Gli aggettivi erano 7 per le emozioni negative ( triste, ansioso, arrabbiato, frustrato, imbarazzato, disgustato , e colpevole ) e 4 per le emozioni positive ( felice, emozionato, vigile e eccitato ). Gli aggettivi sono stati elaborati da varie fonti, come alcune scale relative agli affetti positivi e negativi.
I risultati, pubblicati sulla rivista Psychological Science , hanno dimostrato che le persone che erano depresse trovavano maggiori difficoltà a discriminare tra le emozioni negative ( Demiralp et al., 2012 ).
Al contrario, le persone non depresse avevano maggiore chiarezza rispetto alle emozioni negative che stavano vivendo.
Per quanto riguarda le emozioni positive, tuttavia, sia i partecipanti depressi che quelli non depressi sono stati in grado di disciminare ugualmente bene.
Il dottor Demiralp ha detto: “I nostri risultati suggeriscono che potrebbe essere utile per le persone riuscire a discriminare tra le emozioni negative. Potrebbe essere meglio evitare di pensare che si senta generalmente “male”: è meglio specificare. Si tratta di rabbia, di vergogna, di senso di colpa o di qualche altra emozione? Uno dei nostri obiettivi è proprio quello di trovare nuovi approcci per facilitare su larga scala nella popolazione questo tipo di intelligenza emotiva “.
Luca Mazzotta: a mio avviso questa ricerca oltre a rischiare di essere fuorviante non fornisce alcuna nuova informazione: non è affatto la mancanza di capacità di discriminare tra le emozioni negative a favorire la depressione. Nella mia pratica clinica osservo proprio il contrario: è la condizione depressiva che indebolisce la capacità di distinguere tra differenti stati affettivi, gettando un velo nero su ogni percezione, sia esterna che interna. La psicoterapia aiuta infatti anche a poter distinguere più efficacemente tra differenti stati affettivi. Si veda anche la mia pubblicazione qui riproposta sulla fenomenologia della depressione.